Treni, la ricetta dei pendolari:«Prolungare la S1 a Piacenza»
Allungare il metrò veloce fino a Piacenza? Yes, we can. I pendolari di San Zenone si affidano allo slogan tutto americano di Obama per lanciare la loro proposta e “salvare” i colleghi costretti a viaggiare sui vecchi treni.
La proposta è stata inviata anche in Regione Lombardia, attraverso una comunicazione firmata da Massimo Baldi del Comitato pendolari: «Vorremmo fare tutti insieme una riflessione sull’opportunità di prolungare l’attuale linea S1 (Lodi-Saronno) fino a Piacenza. In questo modo, con un unico treno potremmo collegare due Regioni ma soprattutto due Province che hanno molti fattori in comune per affari e lavoro, turismo ed economia agricola, sviluppo delle università. La S1 ha buoni indici di puntualità e un ottimo materiale rotabile che siamo orgogliosi di avere a disposizione da Regione e Trenord».
Dal suo punto di vista, la proposta potrebbe rappresentare un vero e proprio salto di qualità, soprattutto in vista dell’Expo 2015. «Un progetto veramente rispettoso dell’ambiente - aggiunge Baldi -, dalla provincia di Piacenza potremmo collegarci a quella di Varese, passando per la futura Milano città Metropolitana e l’aeroporto di Malpensa, per poi tornare alla stazione di Piacenza da cui accedere agevolmente al trasporto regionale dell’Emilia Romagna. Certo, ognuno dovrà fare la sua parte, per sostenere l’investimento necessario, investimento che dovrà essere importante per non dilatare i tempi di percorrenza attuali. Se ragioniamo oltre agosto 2011, anche pensando all’Expo 2015, l’occasione ci pare di quelle che capitano una volta sola, capace però di creare un volano di sviluppo».
Massimo Baldi viaggia sulle carrozze dal 1991, oggi i pendolari di San Zenone possono affidarsi alla modernità del metrò leggero ma i vicini di casa della Bassa non hanno la stessa fortuna.
«Abbiamo viaggiato su Interregionali ed Espressi caldi d’estate e freddi in inverno - ricorda il diretto interessato -, con le porte che si aprivano più volte durante la corsa, soppressi o con ore di ritardo. Vorremmo non sederci sul buon servizio attuale ma pensare già il futuro, invogliando gli indecisi di oggi a usare il mezzo pubblico, anche di sabato e domenica».
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