Un paese distrutto dal dolore:

in 2mila per salutare don Pier

Duemila persone, forse di più quelle che sabato mattina hanno cominciato a sciamare in auto, in bici, a piedi verso il Centro parrocchiale di Vizzolo Predabissi per accogliere il feretro di don Pier Torriani nell’addio. Il Centro delle attività oratoriane ed educative così fortemente volute dal parroco di Santa Maria di Calvenzano è diventato quello che la comunità sconvolta mai avrebbe immaginato: il teatro del suo spirito e della sua presenza che continua a innervare questi luoghi. Don Torriani, figura di sacerdote energico, robusto, amante della vita e della gente che aveva trovato qui negli ultimi sei anni, è stato stroncato da un tumore in pochi mesi, a soli 47 anni di età. Il cordoglio, il ricordo, la partecipazione sono letteralmente straripati e hanno trovato interpretazione e dimora anche nelle parole di Dionigi Tettamanzi, il cardinale arcivescovo che è arrivato in paese e ha officiato le esequie assieme agli ex parroci di Santa Maria ed ad alcuni compagni di studi in seminario.

Questi ultimi, i sacerdoti che hanno condiviso con don Pier la gioia dell’incontro iniziale e totale con il Cristo, gli sono stati accanto anche nel momento in cui, con assoluta coerenza, la sua vita umana si è chiusa nella prova estrema esattamente sotto lo stesso segno. C’erano le suore che l’hanno aiutato in questi anni, da quando nel 2005 fu trasferito da Cesano Maderno; c’erano gli educatori, i ragazzi, le famiglie; il sindaco di Vizzolo con i colleghi di Cesano e Busto Garolfo, le precedenti due missioni, C’era la Croce Bianca, delegazione di Cesano, la Protezione Civile, l’Avis, l’Aido, le forze dell’ordine di Melegnano. C’erano i pensieri dei “ragazzi di don Pier” per il loro amico. Due su tutti, gli striscioni sopra l’altare: uno semplicissimo, “ciao Don” in mezzo a tanti colori, e l’altro scritto nel rossonero che don Torriani amava:”Grazie per aver creato la nostra comunità e averci fatto crescere ». Sono la sintesi di mille altri vergati sui registri di partecipazione al lutto i cui fogli si sono riempiti in poche ore, mentre lo staff organizzativo allestiva al meglio la gestione della cerimonia, seguita anche su un maxischermo in quella basilica di Calvenzano, oggi troppo piccola, dalla millenaria storia che tanto incuriosiva il parroco.

« Affidiamo il nostro pianto e lo smarrimento a Cristo, che ha conosciuto le lacrime per la perdita di una persona amata », così si apre la celebrazione del cardinal Tettamanzi. «Ci conforti pensare che egli è tornato al cospetto della scelta che ha guidato tutta la sua esistenza. Lo voglio immaginare col suo inconfondibile sorriso ora incontrare un altro sorriso, il sorriso di Dio » L’arcivescovo non ha voluto parlare “di” don Pier alle persone affrante . Ha fatto parlare don Pier, attingendo da alcuni scritti e colloqui raccolti nella camera d’ospedale, come se lui stesso asciugasse molte lacrime indicando il valore, l’umanità, il frutto del suo estremo patimento. «Ho iniziato a salire il Calvario, mentre prima lo guardavo un po’ “dalla circonvallazione” – ecco il don Torriani delle omelie ironiche ma profonde assieme -. Adesso è tutta un’altra cosa, è una strada senza scorciatoie né tregue. Eppure la malattia è la mia più alta esperienza spirituale. Il mio esercito in questa “guerra” siete voi con l’affetto, la vicinanza e la preghiera: so di non essere solo. Il Signore sa cosa è bene per me; sa che questa croce vivificherà la mia comunità cristiana ».

«La tua partenza ci ha spezzati, abbiamo perso le parole – legge un educatore del Centro parrocchiale – ma dobbiamo ritrovarle, anche col tuo aiuto». Infine, la traslazione della salma a Rho, seguita in autobus o in auto da tanti ancora.

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