
Tarantasio / Lodi
Martedì 15 Aprile 2025
Il gatto nero
MARTEDÌ HORROR La rubrica per piccoli coraggiosi a cura di Francesca Fornaroli
Lodi
Chi è che ha paura del gatto nero? Beh tra il 2007 e il 2012 alcuni nutrirono talmente tanto questo timore da arrivare a catturarli. A cavallo di quegli anni si registrarono oltre 300 sparizioni sospette in diverse regioni italiane (inclusa la Lombardia). Si credette fin da subito che questi animali venissero rapiti per la fama che li lega alla mala sorte, una nomea che ha inizio nel medioevo (anche se non fu sempre così). Nell’antico Egitto infatti i gatti erano animali sacri e venivano protetti dalla Dea Bastet (più propriamente era la dea protettrice delle donne, però anche i gatti potevano fare affidamento su di lei). Così uccidere un gatto, che fosse arancione, bianco o nero, era considerato un crimine gravissimo.
La situazione cambiò nel Medioevo, quando iniziò la leggenda della stregoneria. Era proprio una leggenda? Non possiamo dirlo con certezza, ma di certo i gatti neri non avevano fatto nulla di male. Anche se riposavano sui davanzali di qualche casa stregata, non furono certo complici di magia nera (anche perché come si fa a impugnare una bacchetta con le zampe?). Fatto sta che a un certo punto iniziarono persino a dire che i gatti neri avevano dentro il diavolo, e quindi di nuovo punto e a capo: alla vista di un micio dal pelo scuro non solo si pensava che fosse fuggito a qualche strega sbadata ma fosse anche il diavolo in persona che portava con sé poteri malvagi. Una tragedia nella tragedia, soprattutto se si considera il fatto che la maggior parte di essi erano dal cuore buono, proprio come Nerone: il gattino nero dagli occhi color miele che riuscì però a salvarsi con un po’ di astuzia e con l’aiuto della luna.
Era il 1500 e, come tutti i suoi simili, ogni volta che passeggiava per strada, le persone chiudevano le finestre e urlavano di fare attenzione perché era apparso un porta sfortuna. A dir la verità lo soprannominavano proprio così “Porta Sfortuna”, un nome che lo gettava nella tristezza più assoluta al punto da fargli accettare quel destino da emarginato che avrebbe invece voluto tanto cambiare. Lui era buono, gentile, adorava le coccole e i pisolini al sole. Ma nessuno voleva giocare con lui. Una di quelle sere si sentiva particolarmente desolato, lo avevano chiamato per tutto il giorno “Porta Sfortuna” e cacciato da qualsiasi luogo si trovasse. Allora si distese sotto una grande quercia: voleva starsene da solo, non voleva nemmeno che la luce della luna lo illuminasse. «Questa sera deve stare davvero male, deve essere stata proprio una brutta giornata per Nerone» mormorava tra sé e sé la Luna. Una preoccupazione che la portò a compiere un gesto mai fatto prima: scese giù dal cielo solo per lui (perché la Luna fa cose speciali, quando nessuno guarda). «Piccolo Nerone, - disse con voce gentile - non sei maledetto, sei speciale. I gatti neri hanno un dono: vedono ciò che gli altri non vedono» «Tipo cosa?» chiese lui, con le orecchie tutte alzate. «Tipo il cuore delle persone - sussurrò la Luna -. Tu sai chi è buono, chi è triste, chi ha bisogno di amore. Ma devi crederci anche tu». Quelle parole lo rincuorarono al punto da farlo addormentare ma lasciandolo comunque un po’ perplesso. L’indomani provò a immedesimarsi in ciò che gli attribuì la luna, cominciò a comportarsi come un gatto magico: si avvicinava solo a chi aveva bisogno. Si strusciava sulle gambe della nonnina sola, dormiva accanto al bambino che faceva gli incubi e portava un giocattolo al cane cieco del quartiere. Piano piano, le persone iniziarono a notarlo. «Strano, - dicevano - da quando quel gatto nero viene a trovarmi, mi sento meglio». E così, da gatto evitato, Nerone divenne il preferito del villaggio. La gente lo coccolava, lo nutriva, lo ringraziava. Nessuno parlava più di sfortuna: solo di magia e bontà. Chissà se attualmente i gatti neri hanno ancora questo potere. Ci si potrebbe recare nelle campagne lodigiane, che sono la seconda casa dei gatti dal pelo scuro, e provare a vedere in prima persona quanto amore riescono ad emanare questi pelosetti.
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