La casa infestata 2

MARTEDÌ HORROR Storie di paura per piccoli coraggiosi, a cura di F. F.

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Martedì è arrivato e con sé ha portato anche il continuo della storia sulla casa dell’ingegner Frizzi. Una dimora a dir poco particolare, per non dire viva. E tutti in paese sapevano della strana energia che animava quella casa, tanto che nessuno vi si avvicinava, tranne un postino, uno nuovo, che non conosceva la storia. Aveva una lettera da consegnare. “Per l’Ingegnere. Da E.” si leggeva sul fronte della busta. Il postino, come se nulla fosse, si addentrò nel giardino, cercando di non graffiarsi con i rami dei glicini che si insediavano all’ingresso, e posò la lettera sullo zerbino. La casa rimase in silenzio per un po’, poi un soffio di vento la fece volare dentro la porta spalancata. La busta sparì. “Caro Frizzino mio - diceva l’incipit della lettera - hai costruito questa casa come si costruisce una creatura: con precisione, ossessione, amore. Tutte caratteristiche che contraddistinguono il tuo carattere. Le stanze ricordano ogni nostra risata e riflettono un po’ la nostra personalità”.

Il mittente era Eva. Non era la moglie e nemmeno una parente. Eva era il primo grande amore dell’ingegner Frizzi che aveva conosciuto quando il progetto della casa era ancora su carta. Lei sognava un rifugio dove leggere e scrivere in pace. Lui desiderava un luogo dove svagarsi e poter ordinare le sue collezioni di dischi e film dvd. Lei lo aiutava a immaginare i dettagli: un grande tappeto colorato nel soggiorno, la finestra tonda per guardare le stelle, i glicini sotto cui stendersi. Ma Eva non entrò mai in quella casa. Litigarono. Lui la completò da solo. Lei sparì, ma non dimenticò il progetto e, ogni anno, durante il loro anniversario, scriveva una lettera. Quelle parole ebbero uno strano effetto nella casa: stranamente l’energia che la animava si calmò.
Non sappiamo cosa c’era scritto in quella lettera, sono fatti di Eva e del signor Frizzi (o come lo chiama lei Frizzino). Certo è che la casa si diede tregua: la porta d’ingresso si chiuse, le persiane si raddrizzarono e i glicini tornarono a fiorire come un tempo. O come scrisse Eva nelle ultime righe: “Ora che sono tornata, puoi tranquillizzarti. Veglierò io sulla nostra casa”.

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