La casa infestata...

MARTEDÌ HORROR Storie di paura per piccoli coraggiosi. A cura di Francesca Fornaroli

Nessuno voleva vivere al civico 17 di Via dei Glicini. Nessuno si avvicinava a quella villa, a parte qualche impavido che, arrampicandosi sui muretti che la circondano, sosteneva di aver visto un bel palazzo a due piani, a cui sarebbe stato sufficiente una ristrutturazione per diventare vivibile. Ecco che allora cominciavano a gridare le signore anziane che abitavano il paese: «Voi giovani non capite proprio nulla! La casa è viva, parla ed è animata dallo spirito del suo vecchio proprietario».

Tutto sommato le tonde finestre sembravano due occhi stanchi e le persiane, ormai sventrate dal vento, lunghe ciglia. Il grigio e il tenue rosa della facciata erano ciò che era rimasto della vernice originaria: prima i balconi erano decorati da affreschi e tutto era colorato di un bel rosa antico, ma di cui ora non rimaneva nulla. La cosa più inquietante? La grande porta di ingresso era sempre spalancata e lasciava così intravedere il buio che vi era all’interno.

«È la bocca! - continuavano le nonnine -; la porta dell’ingresso è spalancata perché è la sua bocca ed è infatti da lì che provengono i bisbigli che si sentono quotidianamente». L’ingegner Frizzi, il suo vecchio proprietario, la costruì mattone dopo mattone, scegliendo ogni dettaglio con maniacale precisione: corridoi stretti e lunghi, le scale dovevano emettere scricchiolii per avvisare se qualcuno entrava e i grandi rami dei glicini in giardino non dovevano essere tagliati per mantenere sempre la casa in ombra. E ora che lui non c’è più, è la casa a controllare tutto.

Ogni domenica sera il giradischi in mezzo al salone si mette in moto emettendo le melodie di una vecchia canzone... House of the Rising Sun dei The Animals, la preferita di Frizzi (e forse anche della casa?). Con il tempo però nessuno si è più avvicinato al civico 17. O almeno, così si crede. Forse qualcuno ha trovato il coraggio di entrare. Forse non è più tornato... o forse ha qualcosa da raccontare.

Ma questa, se volete, ve la racconteremo martedì prossimo...

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