Codogno ricorda i suoi caduti
E’ inverno quando sindaco e parroco solcano il vialetto del parco, le loro voci coperte dal rumore del vento, la tunica del sacerdote che ondeggia sul selciato. Sono le 12 meno 5, mancano pochi minuti a mezzogiorno, è martedì e piazza Cairoli un deserto. In un martedì normale i quattro lati della piazza sarebbero affollati di banchi del mercato, e la gente verso casa con le borse della spesa. Ma è martedì 31 marzo, quarantesimo giorno dall’allarme Covid, e non c’è in giro un cane. Sul volto del sindaco Francesco Passerini la stanchezza di una trincea che va avanti da troppo tempo e non si sa quando finirà. Il momento è “solenne”. Tutt’Italia ricorda i “caduti” da Covid-19, le persone strappate alla vita dal virus letale.
A Codogno sono 143, aggiornamento di ieri dal 22 febbraio. Due volontari della protezione civile reggono il gonfalone, alle loro spalle un uomo col giornale sottobraccio e una donna osservano a rispettosa distanza. Rintoccano le campane della chiesa di San Biagio, un volontario si leva il cappello. Il mezzogiorno è arrivato. Fa freddo. E’ tutto silenzio. L’Italia si è data appuntamento davanti al monumento ai caduti di ogni città, di ogni paese, per commemorare i morti di questa guerra silenziosa, e il parroco Monsignor Iginio Passerini pronuncia queste parole: “a tutte le vittime dell’epidemia…certi che in te potranno dissetarsi al torrente della vita”. Segue l’eterno riposo. “Don-don-don”. Il rintocco ha qualcosa di violentemente metallico. Per un minuto la scena resta immobile. E’ un minuto ma sembrano anni. Il primo cittadino raggiunge il monumento, tocca la colonna con la mano. Si ferma. Quando discende i gradoni, il nastro della storia comincia lentamente a rigirare. «I morti sono tanti e c’è dietro la tristezza per queste partenze così inaspettate – sussurra il parroco -. Però c’è la forza di reagire e guardare avanti». «La famiglia di Codogno e del Lodigiano sta soffrendo, estrema vicinanza alle famiglie e a chi sta combattendo la sua personale battaglia», gli fa eco il sindaco Passerini. «Non ho un lessico per dire…». Poi lo trova: «Dobbiamo resistere. Arriverà la luce».