Inaugurata, giovedì, alla presenza del vescovo Maurizio, del questore Pio Russo, del prefetto Enrico Roccatagliata, del sindaco Andrea Furegato, della consigliera regionale Roberta Vallacchi, del presidente dell’assemblea dei sindaci Osvaldo Felissari e del presidente della provincia Fabrizio Santantonio, al settimo piano dell’ospedale di Lodi, l’area di terapia intensiva e subintensiva di 13 posti letto.
Il direttore generale dell’Asst di Lodi Guido Grignaffini, accompagnato dal direttore sanitario Giovanni Monza e dalla direttrice socio sanitaria Silvana Cirincione, ha tagliato, insieme al vescovo, il nastro del nuovo reparto. Abbiamo incontrato il primario Gianluca Russo che era presente all’inaugurazione insieme al suo capodipartimento Stefano Paglia, al responsabile della subintensiva di Lodi Nicola Pasculli e al direttore della terapia intensiva di Codogno Leonardo Castellazzi, al responsabile del dipartimento chirurgico Pietro Bisagni, ai direttore dell’area cardiologica e pneumologica Pietro Mazzarotto e Giuseppe Cipolla, dei rappresentanti dell’Areu e di altri medici, infermieri e Oss dell’ospedale.
“Il reparto – commenta il dottor Russo - completa la prima ristrutturazione del vecchio blocco operatorio che attualmente è costituito da 9 letti di sub intensiva”.
“Al settimo piano avremo attivi quindi, a partire da ottobre, 9 posti di terapia intensiva e 13 posti di terapia semi intensiva multidisciplinare, 4 posti chirurgici, 5 respiratori, 5 coronarici e cardiologici visto che stanno aumentando gli interventi e la loro complessità. L’area è stata completamente riammodernata da un punto di vista tecnologico, con i fondi del Covid”.
“È una ristrutturazione che parte da lontano. Oggi è un giorno di festa, ma è fondamentale ricordare da dove siamo venuti. In quei momenti tristi di difficoltà, nelle sale operatorie, abbiamo dovuto allocare i nostri malati critici”.
“Per fortuna grazie ai finanziamenti e a chi ha portato avanti il progetto abbiamo oggi un’area integrata, siamo pronti ad affrontare le emergenze e anche nella quotidianità i percorsi di cura saranno ulteriormente migliorati con un’area di alto monitoraggio”.
“Un paziente entra in quest’area quando ha una necessità di monitoraggio o una disfunzione degli organi che prevede l’assistenza degli specialisti”.
“Accogliamo anche i pazienti che hanno subito interventi di lunga durata o complessi oppure che devono affrontare un intervento e hanno comorbilità importanti, o hanno necessità di un monitoraggio post operatorio. Quest’area garantisce una sicurezza importante agli ammalati”.
“Per selezionare i pazienti si usano diverse tipologie di score, la cosa più importante però resta la clinica”.
“La degenza nel post operatorio, spesso, viene programmata nel pre ricovero. Confrontandoci con gli specialisti chirurghi si programma una eventuale degenza nell’ambito del post operatorio in un’area di monitoraggio come questa. Attualmente dobbiamo mettere questi pazienti in area intensiva e in passato ci sono state delle criticità: avevamo l’esigenza di questi posti. A volte questi pazienti dovevano restare anche in reparto”.
“Per quanto riguarda il personale stiamo andando di passo in passo: si avranno delle integrazioni del personale infermieristico e medico. L’apertura completa dei letti di tutta l’area sarà a fine ottobre. Per ora il personale è più che sufficiente. Ci sono persone in addestramento che poi faranno parte dell’equipe e ci daranno una grossa mano”.
“Tutti gli ospedali hanno dei piani ferie che seguono la stagionalità”.
“D’inverno si hanno riacutizzazioni delle Bpco per sindromi influenzali e parainfluenzali. Quella stagione, quindi, è un momento critico per la necessità di posti letto, così come gli interventi chirurgici programmati sono più numerosi: le persone non gradiscono farsi operare ad agosto e le attività nel periodo estivo sono inferiori. Questo permette al personale di andare in ferie”.
“In quest’area multidisciplinare, infine, è prevista anche la medicina d’emergenza”.