
Economia
Martedì 05 Novembre 2024
Crescono le attività degli stranieri, è emorragia per le imprese italiane
In dieci anni perse 2.885 unità (meno 13,4 per cento) gestite da titolari nati nella Penisola
Nel Lodigiano in dieci anni, dal 2013 al 2023, il numero di imprenditori immigrati con partita Iva è aumentato del 20,3%, da 2.135 a 2.568 (+433 unità). In Lombardia solo in quattro province la crescita percentuale è stata superiore. Per contro, sempre nel Lodigiano, nello stesso periodo il numero di imprenditori italiani è diminuito di 2.885 unità (-13,4%). È quanto risulta dall’analisi del report nazionale della Cgia di Mestre dal titolo “Ad aprire le imprese sono rimasti solo gli stranieri. O quasi”.
Nella classifica nazionale composta in base all’incremento percentuale di imprenditori stranieri registrato tra il 2013 e il 2023 il Lodigiano è al 56° posto. Le quattro province lombarde in cui sono stati registrati valori percentuali superiori sono quelle di Milano (+49,4%, da 61.686 a 92.168 unità), Monza Brianza (+48,6%, da 7.367 a 10.946), Pavia (+28,1%, da 5.043 a 6.459) e Lecco (+21,9%, da 2.020 a 2.463). Alle spalle del Lodigiano figurano le province di Bergamo (+20,1%, da 10.329 a 12.404 unità), Como (+18,9%, da 5.495 a 6.534), Varese (+18,2%, da 8.072 a 9.539), Cremona (+17,1%, da 3.219 a 3.769), Sondrio (+12,7%, da 1.039 a 1.171), Brescia (+12,0%, da 14.628 a 16.386), Mantova (-3,0, da 4.638 a 4.499).
In valori assoluti, nell’arco di dieci anni, gli imprenditori stranieri sono aumentati in Lombardia di 43.235 unità, da 125.671 a 168.906 (+34,4%), quelli italiani sono calati di 65.510 unità. L’unica provincia in regione che, contestualmente all’aumento di imprenditori stranieri, ha registrato un aumento anche delle imprese a guida italiana (+12.995 unità) è stata quella di Milano. La provincia che in valori assoluti ha registrato la diminuzione più consistente di imprese a guida italiana (-14.264 unità) è stata quella di Brescia.
In Italia negli ultimi dieci anni le imprese attive guidate da titolari nati all’estero sono aumentate del 29,5 per cento (in valore assoluto l’incremento è stato di 133.734 unità), quelle guidate da italiani sono scese del 4,7 per cento (-222.241 unità).
«Il fenomeno - commenta la Cgia - si presta a diverse letture. In linea generale possiamo riportare due considerazioni oggettive. La prima positiva: chi apre una attività imprenditoriale diventa parte attiva del sistema economico. La seconda negativa: non sarebbero trascurabili le attività economiche a guida straniera avviate per “coprire” operazioni di evasione e commercializzazione su larga scala di merce contraffatta».
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