TRASPORTI Star Mobility, una manager alla guida: «Sono ancora poche le donne che lavorano sui bus»

L’ingegnere Valentina Astori è in carica da gennaio: «Così proviamo a risolvere i problemi»

Non nasconde le criticità, ma ritiene che il peggio sia alle spalle, e che nei prossimi mesi si potrà migliorare ancora. Valentina Astori è il nuovo amministratore delegato di Star Mobility, in carica da gennaio. Una laurea come ingegnere dei trasporti, dal 1999 lavora nel settore del trasporto persone, e ha maturato una lunga esperienza in tutti le aree aziendali, anche in una grande multinazionale del settore, per cui dal 2004 ha lavorato all’estero, seguendo le flotte di 14 diversi Paesi. Rientrata in Italia, ha ricoperto ruoli manageriali per la stessa società in diversi territori del Nord Ovest, fino a quando si è presentata l’opportunità di assumere la guida di Star Mobility.

È stato un anno complesso per il trasporto pubblico locale. Migliorerà il servizio?

«Ci sono stati problemi, e ce ne sono ancora. Ma qualche miglioramento c’è stato. Il problema maggiore è la carenza di autisti, qui, come in tutta Italia e in tutta Europa. Qualche entrata di nuovo personale c’è stata, e i disservizi sono calati. Ora speriamo che le ultime iniziative messe in campo portino ulteriori risultati, a partire dalla formazione per creare nuovi autisti, con spese a nostro carico. Poi agiremo sull’organizzazione interna per mettere a frutto le risorse in modo efficace. Sono poi una grande fautrice dei tempi della città. Tutta la comunità deve coordinarsi e trovare insieme i tempi giusti perché il trasporto pubblico funzioni. È un processo che il Covid ha messo a dura prova, ma che bisogna riprendere e consolidare».

La fusione tra le diverse società del gruppo ha creato problemi che sono ricaduti sul servizio?

«Quando sono arrivata, la fusione societaria era già effettuata. Ogni fusione però è un processo complicato e delicato, un conto è arrivare a una società unica, un altro arrivare a una società davvero unificata, soprattutto quando si hanno alle spalle storie consolidate, il processo è molto lungo e c’è ancora molto lavoro da fare. Tutta la nostra azione è protesa al cliente finale, quindi sicuramente ogni problema interno ha ripercussioni all’esterno».

Una parte dei sindacati è in conflitto e ha decretato lo sciopero. Come intende porsi?

«Tra le primissime azioni, ho chiesto fosse organizzato un incontro con i sindacati, ma prima ancora di definirlo c’era già una procedura aperta. Di fatto non ero nemmeno insediata e già si era alla rottura. Da parte nostra il tentativo è quello di dialogare con tutti, lo riteniamo un valore aggiunto e spero si possa ricomporre un tavolo unitario per affrontare i problemi, Il personale per noi è un asset fondamentale, e avere corrette relazioni industriali per noi è una priorità».

Quali sono le sfide dei prossimi anni?

«La transizione digitale è un passaggio fondamentale. Speriamo a breve di arrivare alla bigliettazione elettronica, ormai siamo vicini, prima con l’urbano e poi con l’extraurbano. Non si tratta solo di sostituire il biglietto cartaceo con quello elettronico, ma di un diverso modo di avvicinare gli utenti e di ripensare la gestione. Poi c’è la transizione energetica: sul trasporto urbano si va verso l’elettrico, ed è una sfida che affrontiamo con il Comune e l’Agenzia di Bacino come partner, ci sono risorse per l’acquisto di 20 bus e per la stazione di ricarica. Per l’extraurbano è tutto molto più complesso, perché non c’è ancora una tecnologia certa. Auspico un periodo di transizione con diesel di ultima generazione e motori ibridi, fino a quando non si sarà capito che strada prendere».

L’agenzia di bacino andrà a gara per il servizio?

«L’orientamento sembra questo. In teoria la gara dovrebbe migliorare il servizio, ma non si può prescindere dal contesto. Sull’extraurbano c’è -30 per cento di utenza rispetto al pre-Covid, -10 per cento sull’urbano. E ci sono incertezze sulle tecnologie del futuro. Se lo stesso legislatore ha dato la possibilità di proroga fino al 2026, forse il contesto non è ottimale per lo svolgimento delle gare».

Il Lodigiano ha tratte con pochissima utenza. Vanno lasciate o c’è un altro modo di risolvere il problema?

«Il ragionamento non è facile, ma dico che il trasporto pubblico va avanti. Mentre lavoravo in Valle d’Aosta abbiamo condotto una sperimentazione per eseguire il servizio su alcune tratte con mezzi a 9 posti, guidabili anche con patente B. Non so se è un modello replicabile, ma sarebbe interessante valutarne gli effetti. Come questa, si possono studiare nuove modalità».

La Festa della Donna merita una riflessione sull’occupazione al femminile?

«Certamente. All’estero sono abbastanza numerose, mentre in Italia il settore trasporti è visto ancora come una questione da uomini. Invece le presenze femminili sono un’opportunità da valorizzare. In Star Mobility abbiamo poche donne autiste, concentrate sull’urbano. Va meglio negli uffici. Ma in generale un’azienda ha bisogno delle due anime, quella maschile e quella femminile, e le donne possono dare molto in termini di capacità d’organizzazione e di portare avanti i propri compiti con morbida determinazione. È una componente da valorizzare, e proverò a farlo».

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