Bar e ristoranti, anche nel Lodigiano manca personale
A fine maggio nei locali del territorio si cercavano almeno 250 dipendenti: le assunzioni proseguono lente
A fine maggio erano 250 i lavoratori che mancavano a bar, ristoranti, agriturismi e hotel in provincia di Lodi. Il turn-over di personale arrivato in conseguenza delle restrizioni per la pandemia è stato molto più marcato rispetto al normale avvicendamento stagionale, tra il 7 e il 10 per cento della forza lavoro occupata pre-pandemia nelle circa 1.000 strutture lodigiane.
Tra fine maggio e giugno molte attività hanno assunto personale, oggi per lo più in fase ancora di rodaggio e magari non stabilizzato. Tantissime imprese, però, soprattutto bar, sono ancora alla ricerca di camerieri e baristi. È un fenomeno trasversale a tutta la provincia, da Lodi a Casale e Codogno, passando per San Colombano e anche per i paesi più piccoli. A creare questa fame di lavoratori della ristorazione e somministrazione è stata proprio la pandemia. Nell’anno appena concluso, soprattutto dall’autunno alla primavera, tantissimi dipendenti, anche a tempo indeterminato, hanno preferito licenziarsi per cercare lavoro in settori più stabili, molti verso la logistica, o in altri magari ancora precari ma con un diverso impegno, per esempio nei servizi alla persona. In molti casi il licenziamento è arrivato dai datori di lavoro ma dietro accordo non espresso con il dipendente, per permettere a quest’ultimo di accedere agli ammortizzatori sociali, visto che molte attività sono arrivate allo stremo e senza liquidità non erano più state in grado di garantire i salari ai propri collaboratori.
Per tutti questi motivi, le persone uscite dal settore sono state tantissime, creando dei vuoti negli organici che non sono però stati colmati fino alla certezza della piena riapertura. Secondo un’indagine flash di Asvicom Lodi le posizioni maggiormente ricercate nel settore sono quelle di cameriere o addetto di sala, almeno 4 ricerche su 10, poi i lavoratori delle cucina, altri 4 su 10, equamente divisi tra aiuti cuoco e tuttofare di servizio, quindi baristi e addetti al banco bar, 2 su 10. La questione però non è del tutto nuova: nella stessa indagine emerge come molte attività avessero difficoltà a trovare personale anche in precedenza, e come ora dunque il problema sia solo peggiorato.
Alla base c’è la difficoltà a trovare personale qualificato: quello nei bar o nei ristoranti, soprattutto per i camerieri o gli addetti ai tavoli, è sempre più spesso un lavoro di passaggio piuttosto che una scelta professionale. La vecchia scuola alberghiera italiana che è andata in tutto il mondo a portare un modello elevato di servizio e ospitalità non c’è più, o quasi. E le normative non aiutano ad assumere personale da mantenere nel tempo e qualificare, soprattutto, secondo i ristoratori, a causa di un costo del lavoro eccessivo per i contratti a tempo indeterminato. Al tempo stesso è difficile trovare figure flessibili, disponibili magari a tempo parziale. Un fenomeno segnalato è quello della maggior disponibilità di 17enni o 18enni, magari studenti desiderosi di guadagnarsi qualche soldo per il futuro, ma le assunzioni dei minori sono complicate dalla legge e hanno molti più paletti. Il quadro insomma è complesso, e c’è da giurarci che diverse attività arriveranno a fine estate ancora con gli organici ridotti.
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