
Il ristoratore libanese diventato food influencer: «Habibi, yallah!»
SAN DONATO La star dei social Abbas Ahamd vince la puntata di Foodish di Bastianich dedicata al kebap
Abbas Ahamd, titolare del ristorante libanese Phoenicia di San Donato da oltre quindici anni, è diventato una vera star sui social negli ultimi mesi. Con il suo irresistibile slogan «Habibi, yallah!» («Tesoro, andiamo!»), ha conquistato un pubblico vasto e variegato, che da tutta Italia si reca ogni giorno nel suo locale in via Monte Bianco per gustare le prelibatezze libanesi, prima fra tutte lo shawarma.«Lo shawarma, visivamente, è simile al kebap, ma è di fatto molto diverso. La carne è più speziata, non ha il sapore neutro di quella del kebap turco, e io in particolar modo uso solo pane libanese artigianale», spiega orgoglioso Ahamd. Lo shawarma si può dunque considerare uno street food levantino, ma è proprio la semplicità di questa pietanza ad aver permesso al ristoratore di fare un salto di qualità nel 2025: «Era da un po’ che pensavo che la cucina libanese dovrebbe essere accessibile a tutti. I nostri pregiati tagli di carne marinati e cotti al burro sono squisiti, ma non tutti possono spendere quaranta o cinquanta euro per un pasto. Così ho deciso di dedicare il piano superiore del mio ristorante al progetto Habibi, offrendo uno shawarma autentico a un costo ridotto rispetto alle pietanze del ristorante».
L’attenzione e la cura di Ahamd e del suo staff nei confronti del loro prodotto di punta gli sono valse anche il titolo di miglior kebap di Milano secondo “Foodish”, la trasmissione condotta da Joe Bastianich. «Sono ovviamente fiero del riconoscimento, ma in cuor mio sapevo di essere il migliore sul territorio. Tengo molto alla qualità e all’artigianalità del mio prodotto, e penso che uno shawarma come il mio sia difficile da trovare in Italia».
Il successo del progetto Habibi ha permesso ad Ahamd di avviare, lo scorso 22 maggio, una collaborazione con Kebhouze, la catena di locali di kebap dell’imprenditore multimilionario Gianluca Vacchi. «La collaborazione con Kebhouze, per la quale abbiamo creato una “Habibi box” con falafel, uno shawarma e una salsa a base di crema di semi di sesamo, è nata per caso – racconta Abbas –. Sono infatti solito recensire i kebabbari in giro per l’Italia, e ho provato anche Kebhouze, che ho trovato molto buono. Dall’intesa e dall’attenzione condivisa nei confronti della qualità della carne è cominciata questa nuova avventura».
Non sono mancate però critiche a seguito della collaborazione. Molti utenti, specie sui social, sostengono che si tratti di una mossa commerciale, poco coerente con la promessa di artigianalità. «Penso che il modo migliore di rispondere a questi haters sia invitarli a provare la box – replica Ahamd –. Tengo poi a precisare che ci sono voluti mesi per avviare la collaborazione, che si è svolta principalmente alle mie condizioni: la carne della box è la mia carne di pollo marinata con spezie libanesi, così come la salsa, realizzata seguendo le mie indicazioni».
La mission di Abbas è infatti quella di “riabilitare” il nome del kebap, e di farlo arrivare sulle tavole di tutti gli italiani: «Gustare uno shawarma dovrebbe equivalere a gustare un pezzo di cucina e cultura mediorentale, non dovrebbe soltanto essere un’alternativa quando non si trova nessun ristorante aperto».
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